Vetraio

Vetrate artistiche nel medioevo.
“Finora le finestre delle nostre chiese non erano chiuse che da vecchie tele, grazie a voi per la prima volta il sole dalla chioma dorata splende sul pavimento della nostra basilica traversando i vetri dipinti con diversi colori. Una gioia inesauribile riempie il cuore di coloro che possono ammirare la straordinaria novità di quest’opera eccezionale”.
La descrizione delle vetrate artistiche del medioevo può iniziare con questa frase di una lettera scritta sul finire del X secolo da Gozbertus, abate del monastero di Tegernsee in Baviera.
Le prime testimonianze di vetri per finestre risale all’inizio del IX secolo d.C.
La vetrata artistica consiste nell’unire pezzi di vetro colorati tramite listelli di piombo
saldati nelle giunture con stagno.
Per la realizzazione di una vetrata si cominciava con un bozzetto, cioè con il disegno, che serviva per studiare la composizione dell’immagine, la distribuzione dei colori e per prevedere l’effetto finale dell’opera. Al bozzetto seguiva la realizzazione di un cartone, con il profilo e la grandezza definitive, nel quale si curava il disegno nel particolare anche con le linee dell’impiombatura. Poi si riportava lo stesso disegno su un foglio di carta e si iniziava a tagliare il cartone nelle sue parti che servivano da guida per il taglio dei singoli pezzi di vetro, i quali sarebbero andati a comporre la vetrata. Per effettuare il taglio si usavano ferri roventi.
Per la cura dei particolari dei volti, dei capelli, per i chiaroscuri dei mantelli e dei panneggi si usava la pittura con grisaille, una miscela composta di polvere di vetro pestato, ossido di ferro sciolto, acqua, gomma arabica e aceto. La grisaille veniva fissata con la cottura delle lastre.
Il periodo più creativo e produttivo era dal XI al XIV secolo, in questo periodo nascevano le famose vetrate della cattedrale di Chartes in Francia, la cattedrale di Augusta in Germania, Notre Dame a Parigi e tante altre.
Hans Rainer Kolb
“Finora le finestre delle nostre chiese non erano chiuse che da vecchie tele, grazie a voi per la prima volta il sole dalla chioma dorata splende sul pavimento della nostra basilica traversando i vetri dipinti con diversi colori. Una gioia inesauribile riempie il cuore di coloro che possono ammirare la straordinaria novità di quest’opera eccezionale”.
La descrizione delle vetrate artistiche del medioevo può iniziare con questa frase di una lettera scritta sul finire del X secolo da Gozbertus, abate del monastero di Tegernsee in Baviera.
Le prime testimonianze di vetri per finestre risale all’inizio del IX secolo d.C.
La vetrata artistica consiste nell’unire pezzi di vetro colorati tramite listelli di piombo
saldati nelle giunture con stagno.
Per la realizzazione di una vetrata si cominciava con un bozzetto, cioè con il disegno, che serviva per studiare la composizione dell’immagine, la distribuzione dei colori e per prevedere l’effetto finale dell’opera. Al bozzetto seguiva la realizzazione di un cartone, con il profilo e la grandezza definitive, nel quale si curava il disegno nel particolare anche con le linee dell’impiombatura. Poi si riportava lo stesso disegno su un foglio di carta e si iniziava a tagliare il cartone nelle sue parti che servivano da guida per il taglio dei singoli pezzi di vetro, i quali sarebbero andati a comporre la vetrata. Per effettuare il taglio si usavano ferri roventi.
Per la cura dei particolari dei volti, dei capelli, per i chiaroscuri dei mantelli e dei panneggi si usava la pittura con grisaille, una miscela composta di polvere di vetro pestato, ossido di ferro sciolto, acqua, gomma arabica e aceto. La grisaille veniva fissata con la cottura delle lastre.
Il periodo più creativo e produttivo era dal XI al XIV secolo, in questo periodo nascevano le famose vetrate della cattedrale di Chartes in Francia, la cattedrale di Augusta in Germania, Notre Dame a Parigi e tante altre.
Hans Rainer Kolb
© copyright Associazione Culturale Opificium
Tutte le foto e i testi sono di proprietà dell’Associazione. Con ciò non vogliamo vietarne completamente l’uso, a patto che se ne indichi la provenienza e/o autore. Grazie.
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